13/07/11

Genitori perfetti: è possibile? di Rita De Francesco

Si dice che il lavoro di genitori sia quello più difficile, anche perché non ci sono scuole di formazione che preparano a questo ruolo e anche perché è un “lavoro” a tempo pieno, con una grandissima valenza emotiva, dove si mettono in gioco norme ed esperienze vissute in infanzia, dubbi, paure, aspettative, stanchezza ecc.. uno status cioè molto complesso a volte senza sapere cosa fare! Proprio per questo affronterò in questo articolo alcuni schemi individuati da lunghi ed approfonditi studi sulla genitorialità, augurandomi che possano essere di aiuto e soprattutto costituire uno spunto di riflessione sulle proprie modalità di fare il genitore e/o con quale stile genitoriale siamo cresciuti!
Lo stile educativo è la modalità applicata dal genitore, o da chi ne fa le veci, nella relazione con il bambino. Esso dipende dalle credenze individuali, dagli ideali, dalle pratiche sociali, dalle caratteristiche di responsabilità di ogni singolo genitore.
Un corretto stile educativo permetterà al bambino di diventare autonomo, sviluppare le proprie potenzialità, tollerare la frustrazione, avere soddisfacenti relazioni sociali e sentimentali e per consentire ciò il genitore dovrebbe essere coerente, ovvero dare risposte sempre simili per comportamenti simili.
Gli stili educativi rintracciati dagli studi scientifici possono essere identificati in tre tipologie:
1.STILE GENITORIALE AUTORITARIO: è uno stile caratterizzato da comportamenti di tipo repressivo. Il genitore autoritario è colui che dà ordini in forma imperativa, non ammette iniziative personali del bambino, non concede confidenza, dà pochi suggerimenti ed informazioni. L’uso di tale stile anche se in un primo momento può avere degli effetti positivi, ossia maggior disciplina, può in realtà portare alla dipendenza, alla deresponsabilizzazione e ovviamente ad un basso livello di creatività nonché ad una valutazione negativa di sé che potrebbe radicarsi caratterizzando anche la personalità che avrà in età adolescenziale ed adulta.
2.STILE GENITORIALE PERMISSIVO (o Lassista): è lo stile caratterizzato da comportamenti a guida minima e grande permissività. Il genitore permissivo dà spiegazioni e suggerimenti solo se richiesti, lascia la massima libertà di azione e di iniziativa, non aiuta e non stimola, mostra indifferenza e disinteresse.
Nell’uso di questo stile, la produttività, intesa come qualità e quantità del lavoro, tende ad essere bassa e l’aggressività dei bambini può sfogarsi in quanto non è frenata. Il genitore lassista però non dà il sostegno necessario affinché il bambino costruisca un modello interno per seguire norme essenziali e regole necessarie per una buona integrazione sociale; il bambino crescerà cioè nella convinzione e con l’esperienza che in fondo può fare quello che gli va!
3.STILE GENITORIALE AUTOREVOLE: è lo stile caratterizzato da comportamenti che promuovono la collaborazione e l’autonomia dei figli. Il genitore autorevole è capace di intervenire nelle situazioni in modo costruttivo attraverso funzioni orientative e regolative. Il genitore autorevole è colui che collabora, dà suggerimenti al momento opportuno, anche se non sono richiesti, fa critiche obiettive e stimolanti e permette la libera iniziativa. L’uso di questo stile stimola fiducia, responsabilità ed autonomia predisponendo il bambino allo scambio di idee e quindi alla formazione di una buona integrazione sociale.
Alla luce di quanto riportato sono da incoraggiare quegli atteggiamenti del genitore volte al riconoscimento del figlio come persona bisognosa di cure ed attenzioni, dove il genitore è una guida sicura per il piccolo pur riconoscendolo come persona con una propria autonomia e con delle idee, con caratteristiche nuove che vanno incoraggiate e sostenute! Quello che invece un genitore dovrebbe evitare, anche se spinto da motivazioni valide e sacrosante, sono le critiche fine a se stesse, le svalutazioni, lo scoraggiamento, o il sostituirsi al bambino dando sempre le soluzioni: questo porta indirettamente a bloccare le iniziative e la creatività del bambino il quale si sentirà sempre dipendente dall’adulto e non si metterà in gioco per paura di sbagliare, di non essere all’altezza o di deludere.
Le categorie sopra riportate sono state e sono tuttora oggetto di studio, riguardano caratteristiche incastonate in tre categorie chiare e definite, ma nella vita reale e quotidiana questi confini sono spesso confusi ed intrecciati. Pertanto non esiste un modello ideale da adottare, ma questa seppur breve illustrazione, può fornire gli elementi necessari per esaminarsi e alla luce della propria storia di vita individuare quegli elementi da valorizzare nel rapporto con i propri bambini!
Essere genitori implica una continua messa in discussine anche di se stessi, offre nuove opportunità, apre alla possibilità di riscattarsi ed essere persone migliori, più attenti all’ascolto e alle esigenze dell’altro, educa in qualche modo all’umiltà nel riconoscere che a volte abbiamo da imparare anche da persone più piccole, allena alla flessibilità pur rimanendo ancorati a norme sociali e valoriali fermi ed indiscutibili. Soprattutto essere genitori richiede una dose massiccia di equilibrio… bisogna sempre bilanciare la quantità e il peso delle regole con le giuste spiegazioni, bisogna equiparare responsabilità ed affetto, offrire educazione ma anche cortesia.. non si possono pretendere le scuse da un figlio se da genitori non sappiamo riconoscere che abbiamo sbagliato e dobbiamo chiedere scusa noi per primi, le limitazioni e la fermezza devono andare sempre a braccetto con un pò di libertà ed autonomia..
Infine occorre sapere che i bambini amano incondizionatamente i loro genitori e li perdonano se sbagliano e sopra ogni altra cosa bisogna ricordare di non far mai mancare loro l’amore e l’esempio perché questo renderà i genitori forse non perfetti ma certamente credibili!
Dott.ssa Rita De Francesco
Psicologa

Una fresca estate - Insalata di pasta


Ingredienti per 6 persone :


500  gr di farfalle
280  gr di mais  cotto a vapore 
160  gr di tonno in olio EVO
2 pomodori
200  gr di mozzarella
rucola
sale, origano, olio EVO


Preparazione: 


1. Portare a cottura le farfalle in abbondante acqua salata. Scolarle al dente e lasciarle raffreddare mescolandole ogni tanto.

2. Lavare i pomodori, tagliarli  a cubetti e  porli in una ciotola che possa contenere comodamente tutti gli ingredienti.

3. Tagliare la mozzarella  a cubetti.

4. Aggiungere il tonno sott'olio e il mais.

5. Salare leggermente e mescolare il tutto.

6. Quando la pasta sarà completamente fredda, unirla agli altri ingredienti, condire con un filo d'olio EVO , una spolverata di origano e qualche foglia di rucola. Porre l'insalata in frigo per un'ora prima di servire.



Bruce Dickinson & Elio: Quale la scelta migliore?

Quando si dice: "un'offerta che si può rifiutare". 
E' quanto ha fatto recentemente Bruce Dickinson, leader vocale e carismatico degli Iron Maiden, storico gruppo metal britannico recentemente di passaggio in Italia a Imola sui palchi del Sonisphere festival. Ricevuta un'offerta (molto sostanziosa a quanto pare) di partecipare come giudice alla seconda edizione del Talent Show "The Voice", l'X-Factor d'Oltremanica.
Una proposta che quelli della BBC (produttrice del programma) credevano fosse davvero di Coppoliana memoria e quindi irrifiutabile. Credevano, appunto. Perchè si sono visti non solo declinare l'offerta senza alcun peso sul cuore da parte del cantante 53enne, ma anzi hanno pure ricevuto uno schiaffo imprevisto. "Quello show è una merda ed è degradante per chi ci partecipa. Ho provato grande piacere nel rifiutare l’incarico della BBC. X Factor è già abbastanza orribile". Punto. Nessuna possibilità di replica.

Una replica pepata che ha esaltato il pubblico metal di tutto il mondo, in stragrande maggioranza avverso a tutti i reality-talent show che sull'onda dei successi americani sono sbarcati nel nostro Paese negli ultimi anni. Una reazione ben diversa rispetto a quella che suscitò lo scorso anno la notizia che l'edizione italiana proprio di X-Factor avrebbe avuto come ospite d'eccezione Elio, personaggio amato universalmente dal pubblico musicale italiano. 

Grande era al tempo lo stupore, tra chi gridava alla bufola, chi cambiò subito opinione sul cantante milanese e chi, più calmo, volle attendere qualche dichiarazione prima di prendere posizione. Dichiarazioni che arrivarono forti e altrettanto stupefacenti su TV Sorrisi e Canzoni, dove Elio definì X-Factor "una delle ultime trasmissioni rimaste in cui si parla davvero di musica, forse l’unica" e dichiarò, molto serenamente che incassava molto di più facendo il giudice piuttosto che con i concerti dal vivo o le vendite di dischi. Una mera questione di soldi, quindi? E' la domanda che tutti ci siamo fatti.


Questione di stile. Questione di come si intende davvero la musica. O forse solo di opinione, di contesto e di pensiero differente. Questo noi, non possiamo saperlo. Possiamo solo leggere le dichiarazioni dei due personaggi e dire con sicurezza che hanno deciso di prendere due direzioni opposte.
La vera domanda è: Voi da che parte state?


Mirko Fin

Noi in Afghanistan a morire per la Pace - intervista

Una mia intervista di qualche tempo fa. Sempre attuale.
"La notizia della morte del Caporal maggiore Sanna lo ha raggiunto qui in Italia, nella sua casa di Follonica, dove sta trascorrendo un breve periodo di riposo (“Finalmente un po’ di spazio anche per me e per la mia famiglia”, ci ha sussurrato), ma presto ripartirà per Herat, in Afghanistan. Le prime parole sono dedicate alla famiglia del commilitone ucciso, poi il Caporal Maggiore Capo scelto della Folgore Gianfranco Calipari accetta di rispondere a qualche nostra domanda sul senso della presenza italiana in Afghanistan.
Che cosa vuol dire missione di pace in una situazione di guerra come quella afghana?Missione di pace significa, prima di tutto, "guadagnarsi" la fiducia della popolazione cercando di trasmetterle sicurezza e serenità attraverso un atteggiamento che porti rispetto a leggi e tradizioni, poiché non si è invasori ma risorsa fondamentale per dare, da un lato, un appoggio alle forze di polizia e governative del paese ospitante, e dall'altro, aiuti umanitari alla popolazione nel pieno rispetto della dignità umana. Le missioni di pace vengono così definite poiché non si è invasori ma tutori dei diritti umani. Ciò viene dimostrato dal fatto che le regole di ingaggio delle missioni di pace del contingente italiano, sono sempre fondate sul divieto di ricorrere all'utilizzo della forza, ad esclusione dei casi in cui è necessario difendere e tutelare l'incolumità del contingente stesso, della popolazione e dell'ambiente in cui vive.
Che cosa fate concretamente?
In concreto il contingente si occupa di: pattugliare e controllare le vie di comunicazione , se necessario,anche attraverso l'utilizzo di check -point; di sorvegliare l'incolumità dei beni culturali e religiosi spesso distrutti durante le guerre tra etnie diverse; costruire e ricostruire, scuole, ospedali, sistemi d'irrigazione e quant'altro è necessario per garantire il benessere della popolazione; interventi medici di primo soccorso, effettuati all'interno delle varie basi militari; distribuzione di viveri e di materiale scolastico nei villaggi e centri urbani; impiego di personale civile locale, all'interno delle basi militari, per dare un'opportunità lavorativa ed economica alla popolazione locale, oltre al fatto che è segno di fiducia ed amicizia verso il paese ospitante.
Quanto pesa il sacrificio della famiglia? (E qui risponde anche la moglie Federica Vinciarelli)
Gianfranco: Quando un ragazzo svolge i primi anni di servizio militare, le missioni rappresentano un momento di crescita lavorativa e formativa ricche di esperienze che contribuiscono ad accrescere e rafforzare le motivazioni che sostengono questo tipo di vita non solo da un punto di vista lavorativo, ma anche da un punto di vista personale, poiché ti offrono la possibilità di vedere oltre. Quando, accanto a questo tipo di bagaglio personale, si affianca la scelta di costruire una famiglia, la missione non si svolge più singolarmente, ma la si vive e condivide con essa. Mi chiedo: vale solo 25.000 euro annue la vita di ognuno di noi? Vale per questa o per ogni altra cifra, lasciare crescere i propri figli senza la presenza del papà? La vita militare è una vocazione perché non è da tutti trascorrere più giornate con i propri colleghi che con la propria famiglia e rischiare quotidianamente la vita se non si crede veramente in qualcosa. Vale la pena vivere e morire per la pace, l'amore e la solidarietà verso il prossimo, e credere nelle nostre istituzioni e per la nostra bandiera, portatrice di pace e democrazia.
Federica: Quando mi sono innamorata di Gianfranco, mi sono innamorata anche del suo lavoro, perché era ed è parte di lui. Tante volte mi sono trovata a non comprendere il sacrificio e l'impegno che metteva in tutto ciò che faceva, credevo che a volte non ne valesse la pena...ma lui mi diceva sempre con gli occhi che gli brillavano davvero, che ogni sua azione ed impegno aveva un significato ed un alto valore, non solo per se, ma per tutti noi. E' dura crescere un figlio, trovandosi spesso da sola, dovendo scegliere e decidere da sola.....e accontentarsi di averlo vicino solo telefonicamente o grazie alla web, sperando che l'appuntamento virtuale non salti per un chissà quale motivo.....Poi purtroppo lo sconforto che a volte ti prende ha un grosso scossone che ti riporta al valore importante delle cose:"morti sei paracadutisti in un attentato..."il cuore in gola e le lacrime che ti riempiono gli occhi, ti ricordano che tuo marito è la per un qualcosa che è al di sopra di tutto e tutti: la pace e la democrazia. Tutti utilizzano questa parola senza ricordare che se non fosse stata garantita da coloro che hanno sacrificato la propria vita per essa, saremmo anche noi schiavi di qualcosa, o qualcuno....Sono orgogliosa di avere un uomo che vive e lavora per costruire un mondo di pace, un uomo ed un padre che ha scelto di mettere la vita a servizio di tutti noi e che quotidianamente ci insegna a vivere nel rispetto di tutti."
di Giorgio Gibertini